Lucia Pozzo, torinese, è laureata in Architettura con indirizzo navale presso il politecnico di Torino. Si è poi specializzata nel restauro e nella ricostruzione statica di imbarcazioni d’epoca a vela. Nel 1985 mette insieme il Delfino Rosa, primo equipaggio italiano di tutte donne e ottiene come skipper e timoniere numerose vittorie in regata. Fino a pochi anni fa, unico comandante donna in ambiente prettamente maschile. Ha attraversato L’Atlantico una quindicina di volte, compiuto due giri del mondo, ha corso regate con equipaggi cosmopoliti.
Ho conosciuto Lucia Pozzo quale entusiasta comandante e promotrice della Woman Sailing Academy e dell’equipaggio “Le falchette di AIRC”.
L’ho poi incontrata di nuovo alla presentazione di un suo libro. Mi ha colpito il suo modo di raccontare la sua vita, le sue avventure e le sue debolezze. Una donna che ha fatto scelte di vita non comuni. Diventare la prima donna comandante pur venendo da una città, Torino, non certo sul mare. Poi pur avendo come attività primaria quella della skipper sceglie di andare a vivere in mezzo alla natura sui monti lontano dalla civiltà senza rinnegarla.
Il suo libro “Naufragio in alta quota” nel quale racconta la vita quotidiana nelle valli delle Alpi Occidentali mi hanno fatto ricordare episodi della vita contadina che ho vissuto nella mia infanzia. Gli animali domestici, la pluriclasse a scuola e le feste di paese.
Il libro è un racconto di episodi di vita quotidiana, un ventaglio di umane realtà rappresentando la vita sociale paesana. Fino alla determinazione che le opportunità di allontanarsi da casa saranno motivate dalle sole esigenze professionali del lavoro di skipper e non più dalla voglia di esplorare o ancor più di sfidare la natura. Un figlio merita tutte le attenzioni e l’allontanamento temporaneo sarà per lo stretto tempo necessario di produrre un salario.
Non ultimo vorrei ricordare la sua attività meritoria di promotrice e sostenitrice di AIRC (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro)